
Alcuni l’hanno definita “la beffa del secolo”. Altri ne hanno parlato come uno degli esperimenti artistici più innovativi del dopoguerra. Certo è che la testa scolpita da Modigliani e ritrovata nel Fosso reale di Livorno è stata uno dei casi che più ha calamitato l’attenzione di media, opinione pubblica e storici dell’arte negli anni ’80. La cronaca dell’avvenimento è semplice: nel luglio del 1984, in occasione del centenario della nascita dell’artista livornese, si decise di verificare se la leggenda popolare locale, secondo la quale l'artista avrebbe gettato nel Fosso alcune delle sue sculture, fosse vera.
Dragando il canale vennero ritrovate tre sculture rappresentanti altrettante teste, che molti critici si affrettarono ad attribuire a Modigliani. Ma dopo alcuni giorni tre studenti universitari livornesi, Pietro Luridiana, Pierfrancesco Ferrucci e Michele Ghelarducci dichiararono che in realtà una delle sculture (la cosiddetta “testa numero 2”) era opera loro, realizzata con banali attrezzi da muratore e gettata nel Fosso durante la notte.
I giovani “artisti” che si affrettarono a parlare di pura goliardia, furono protagonisti di interviste e programmi tv, finendo persino a ripetere l’esperimento durante la prima serata davanti ad oltre dieci milioni di telespettatori sintonizzati.
Nonostante siano passati 24 anni e i tre studenti siano cresciuti, adesso hanno deciso di ripetere la loro “bravata”, ma questa volta per beneficenza. Michele Ghelarducci, uno dei tre autori della testa ha elaborato una nuova scultura e stavolta l’ha chiamata Modì 2.0 con un ovvio riferimento non solo alla loro vecchia “numero 2” ma anche al web 2.0, detto anche partecipativo. E proprio su Internet verrà messa all’asta: dal 14 al 24 giugno prossimi le offerte si potranno fare su e-Bay e il ricavato verrà totalmente devoluto alla Fondazione Grazia Focacci per la quale lavora Pierfrancesco Ferrucci, uno degli altri due studenti livornesi, oggi medico e ricercatore all’Istituto Europeo di Oncologia.“E’ da tempo che avevo voglia di ripetere il nostro esperimento- rivela in anteprima a Tgcom Michele Ghelarducci, oggi padre di tre figli e occupato nel settore delle spedizioni internazionali – ma non avevo mai tempo. L’ispirazione mi è venuta la scorsa estate, durante un viaggio in Salento. Ho acquistato una pietra leccese e al ritorno – scalpello e martello in mano, ho realizzato la Modì 2.0 (nella foto in alto)” .“Ci ho impiegato circa quindici ore, nei ritagli di tempo e ne ho parlato con gli altri due amici – sottolinea ancora Ghelarducci – che hanno appoggiato la mia iniziativa che servirà a sostenere la Fondazione Focacci, attiva nel settore della medicina molecolare, finanziando progetti per potenziare la ricerca oncologica".(tgcom.it)
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