
Ha ottanta anni, certo, ma non li dimostra. Quintessenza dello chic, capo must del guardaroba, il tubino nero è estraneo ai volubili trend stagionali, ha saputo adattarsi al glamour degli anni Trenta, al tradizionalismo dei Cinquanta, alla dance fever degli anni Settanta, ai brillanti e luccicanti Ottanta e ai diversi stili tipici degli anni Novanta. Figlio legittimo di Madame Gabrielle Chanel, nota con il soprannome di Coco, ambiziosa e determinata stilista che ha rappresentato, con la sua personalità, il nuovo modello femminile del ‘900, dedito al lavoro, ad una vita dinamica e sportiva, dotata di autoironia, fornendo a questo modello il modo più idoneo di vestire.Noto come petit noir, il tubino nero (1926) è l’emblema del ‘900 ed impersonificava l’ostinata volontà di democratizzazione che si respirava nell’atmosfera degli anni Venti e di cui la grande sarta si fece interprete. S’impone all’attenzione del pubblico femminile per l’assoluta semplicità della linea, l’accuratezza del taglio e delle cuciture e per l’impiego di stoffe morbide e cadenti come il gabardine, il cheviot, la vigogna, il tweed e il jersey. Ha una linea scivolata, rinuncia volentieri alle maniche, ha un debole per i profondi scolli sulla schiena ed è un agguerrito fan degli accessori più spinti: tripli fili di perle da avvolgere al collo, smeraldi ai polsi e brillanti in eccesso. C’è chi lo preferisce senza spalline, chi scollato davanti, chi di dietro, chi corto e chi allungato. Fatto è, che il little black dress è ottimo per ogni occasione, formale e sportivo, essenziale e peccaminoso, adatto ad una passeggiata pomeridiana come ad una cena di gala, ad un matrimonio come ad un funerale. Insomma, il tubino va bene per tutte le stagioni, veste tutto e il contrario di tutto. Basta pensare a Fellini che in La dolce vita (1960) lo fece indossare a due attrici che incarnavano due contrapposti ideali di eterno femminino, quali l’audace Anita Ekberg e la non meno conturbante Anouk Aimée.Ma sul grande schermo, fu un altro il film che rese il tubino leggendario. Indimenticabile la prima inquadratura del film Colazione da Tiffany (1961, dall’omonimo libro di Truman Capote) in cui la telecamera si muove su una Quinta Strada tagliata dall’alba, dove la meravigliosa Audrey Hepburn, protetta da un paio di grandi occhiali, è avvolta in un petit noir di perfetta semplicità, firmato Givenchy, illuminato da una cascata di perle. Coco Chanel consegnò ai posteri il petit noir con una delle sue frasi celebri: “ la moda cambia, ma lo stile resta, e io chiedo solo di essere imitata, sarebbe la prova migliore del mio successo”. La grande sarta è stata accontentata, tanto che il tubino si trova nelle boutique di prestigiose Maison come sulle bancarelle dei mercatini. Inoltre, secondo una statistica citata dal quotidiano Independent, il 96 per cento delle donne ne possiede uno e il 48 per cento più di uno. Anche l’uomo non è estraneo al fascino del tubino e sembra che il 54 per cento dei maschi desidera guardare la propria moglie, compagna, amante dentro il tubicino di tessuto nero.(stile.it)

ecco il mio nuovo acquisto di sabato per il matrimonio.Sempre che non decida di andarlo a cambiare.
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